Iniziative promosse

Iniziative promosse

II Congresso Nazionale della Fondazione per l’Osteoporosi

Si terrà a Torino, nella sede dell’Accademia di Medicina (Via Po 18), il nei giorni 16 e 17 settembre 2022, il II Congresso Nazionale della Fondazione per l’Osteoporosi: la manifestazione sarà articolata in una prima giornata (16 settembre), riservata ai medici con erogazione di crediti formativi ECM, ed in una seconda giornata (17 settembre) dedicata alla popolazione in generale e con finalità divulgative.

L’obiettivo dell’incontro con i Medici è quello di affrontare scientificamente il problema del trattamento farmacologico dell’osteoporosi, che rappresenta da molto tempo una diffusa criticità in quanto, come si evince dai rapporti ministeriali che nel tempo si sono succeduti, è presente in Italia una notevole inappropriatezza nel trattamento della malattia: in particolare è stato evidenziato che moltissimi pazienti fratturati, quindi per definizione ad alto rischio di ulteriori fratture, non vengono adeguatamente trattati con farmaci in grado di ridurre il loro rischio di fratturarsi nuovamente, mentre di converso moltissimi pazienti a basso rischio fratturativo ricevono un trattamento, pur non avendone sempre la necessità. Il Prof Giancarlo Isaia, Presidente della Fondazione per l’Osteoporosi manifesta “l’estrema necessità di tutelare anzitutto i pazienti che sono esposti a questa inaccettabile situazione di inappropriatezza terapeutica” e di conseguenza ha impegnato la Fondazione a “richiamare i Medici ad una maggior scrupolo prescrittivo con la finalità di ridurre sensibilmente il rischio di frattura nei loro Pazienti”.

L’obiettivo della seconda giornata, dedicata alla memoria della Presidentessa Cav. Lav. Claudia Matta, che ha profuso per anni energie e risorse per diffondere la cultura della prevenzione dell’Osteoporosi, è quello di sensibilizzare i pazienti sulle modalità per prevenire l’Osteoporosi attraverso i messaggi mirati sugli stili di vita più adeguati e sui fattori di rischio della malattia che alcuni Medici specialisti avranno modo di divulgare con un linguaggio espositivo  accessibile a tutti.

La partecipazione ad entrambi gli eventi è gratuita e per l’iscrizione o per ulteriori informazioni consultare i siti www.fondazioneosteoporosi.it  e www.symposium.it/eventi, oppure contattare la Fondazione Osteoporosi (Tel. 011.6709607).

 

Vitamina D: notizie utili

VITAMINA D

Dove si trova?
La Vitamina D si trova in quantità apprezzabili solo in pochi alimenti. L’olio di fegato di merluzzo è l’alimento dove si concentra la maggior quantità di Vitamina D ma non è usuale includerlo nella propria dieta comune.
Altri alimenti ricchi di Vitamina D sono il salmone, il tonno e l’aringa e, con concentrazioni minori, il latte e i suoi derivati, le uova, il fegato e le verdure di colore verde.
Il sole è un’ importante fonte di Vitamina D in quanto stimola il nostro corpo a produrne. Ovviamente è necessario esporsi al sole con le dovute precauzioni, lontano dalle ore più calde.

Quali sono i suoi effetti benefici?
Gli effetti della Vitamina D si esplicano a livello dell’apparato muscolo-scheletrico ed anche del sistema immunitario.
Durante la gravidanza è importante aumentare la quantità di Vitamina D nella propria dieta per favorire la maturazione dello scheletro del feto, così come è importante assumere buone quantità di Vitamina D durante l’allattamento, per assicurare una crescita sana del neonato.
A livello metabolico la Vitamina D favorisce l’assorbimento intestinale di fosforo e calcio.
Vi sono alcuni dati che dimostrerebbero il ruolo della Vitamina D nella protezione da alcune forme di cancro (Colon, Prostata e Mammella).

Quali gli effetti della sua carenza?
L’80% degli italiani segue una dieta carente di Vitamina D, soprattutto nel caso di giovani e nel periodo invernale (Isaia GC et al 2004), con la conseguenza di favorire la debolezza muscolare e le cadute, la fragilità ossea (osteoporosi), fino ad arrivare al rachitismo.
Per accertare una possibile carenza di Vitamina D è sufficiente determinare il livello nel sangue di 25-idrossicalciferolo.

Quali sono i fattori di rischio della carenza di Vitamina D?
- Carente esposizione alla luce solare;
- consumo di sigarette o permanenza in luoghi con fumo da sigaretta;
- sovrappeso importante;
- assunzione di alcolici;
- celiachia;
- morbo di Crohn;
- assunzione di farmaci che interferiscono con l’assimilazione di vitamina D;
- presenza di bypass gastrici;
- età avanzata.

Quali sintomi compaiono a seguito di una carenza di Vitamina D?
I sintomi che possono indicare una carenza di Vitamina D sono molto vaghi e identificabili solo quando i livelli sono già scesi in modo significativo rispetto al minimo necessario; i prinicapali sono:
- dolore alle gambe e alle braccia;
- senso di stanchezza diffuso;
- difficoltà a mantenere la concentrazione e a pensare in modo lucido;
- dolore alle ossa.

Come posso contrastare la carenza di Vitamina D?
Assumere la Vitamina D attraverso alimenti che la contengano in natura.
Se ciò non fosse possibile, magari durante periodi in cui manca la possibilità o il tempo per scegliere il cibo da assumere, tornano sicuramente utili gli integratori in gocce, capsule o flaconcini.
Assumere prodotti alimentari arricchiti con Vitamina D.
Soprattutto negli Stati Uniti, ma ultimamente anche in Italia, è possibile trovare prodotti arricchiti di Vitamina D, come latte, formaggi, yogurt, succhi di frutta e cereali.

Molecola contro osteoporosi, la firma di una ricercatrice barese

«Ci hanno tenuti sul filo per tre anni. Ma finalmente il brevetto americano è stato concesso». Una gran massa di capelli corvini e due occhi di carbone che brillano emozionati: la scienziata Maria Grano non nasconde la soddisfazione. La «sua» creatura, quella molecola Irisina che sconfigge l’osteoporosi, ha superato l’ultimo ostacolo burocratico per la vendita del farmaco in tutto il mondo.

«Dopo la concessione del brevetto italiano, nel 2016, ed europeo l’anno successivo, è arrivata la concessione statunitense. Dagli Usa ci hanno fatto soffrire: molte obiezioni benché i dati fossero inconfutabili - racconta Grano -. I ricercatori americani tendono a proteggere i brevetti interni. Ed erano un po’ piccati dal fatto che, benché fossero stati loro a scoprire l’Irisina, non avevano colto il suo ruolo primario nella lotta all’osteoporosi. Ora, aver ottenuto il brevetto americano significa che la vendita del farmaco, una volta sviluppato, può avvenire solo pagando il titolare del brevetto, ovvero l'università di Bari. Chiunque lo utilizzi per la cura dell'osteoporosi dovrà prendere accordi e dare le royaltes ad Uniba. Considerando che nel mondo gli osteoporotici sono oltre 200 milioni - continua la scienziata - si tratta di un mercato molto importante».

Maria Grano si è laureata a Bari. Qui dal 1987 si occupa di studi sul metabolismo osseo. Qui, dopo sette lunghi anni di precariato, è diventata ordinario di Istologia ed embriologia nella scuola di Medicina dell’ateneo barese e capo del team di ricerca. Quanti lavorano sull’Irisina? «Silvia Colucci, Giacomina Brunetti, Graziana Colaianni, Lorenzo Sanesi, Giuseppina Storlino, Giorgio Mori. Associati, ricercatori e dottorandi. L’80% donne - sorride Grano - in un laboratorio che lavora dalle nove del mattino alle nove di sera. Con una passione e un entusiasmo sorprendenti». Gli studi proseguono grazie ad un finanziamento regionale nell'ambito di un progetto chiamato «TecnoMedPuglia per la medicina di precisione». La produzione di un farmaco ha un percorso lunghissimo e costosissimo. «In pratica sono sempre in giro a divulgare la ricerca ma soprattutto a raccogliere fondi» chiosa Grano.

Da piccola, la scienziata nata ad Acri ma barese d’adozione, voleva fare il chimico. Nelle sue ricerche, l'Irisina compare nel 2012, quando questa molecola, prodotta dal muscolo durante l’esercizio fisico, viene scoperta da un gruppo di ricercatori di Harvard. E ad Harvard scoprono che Irisina trasforma il grasso bianco, cattivo, in grasso bruno, buono. Negli Usa, si apre così un nuovo mondo per la cura dell’obesità.

Maria Grano, invece, guarda oltre. E scopre che il ruolo principale dell'Irisina non è tanto sul grasso quanto sullo scheletro. Ha un’azione sia preventiva che curativa dell’osteoporosi. Fortifica le ossa, potrà cambiare la vita di anziani e malati che, impossibilitati a muoversi, non producono naturalmente la molecola. Il farmaco «farà attività fisica» al loro posto.

Dal 2000 la Grano coordina progetti di ricerca di Biomedicina spaziale per lo studio dell’osteoporosi e delle funzioni ossee in microgravità, in collaborazione con le Agenzie spaziali Asi, Esa e Nasa. «Gli astronauti, in assenza di gravità, perdono massa ossea e massa muscolare per assenza di peso -spiega la ricercatrice - Lo spazio rappresenta quindi per noi un laboratorio dove studiare l’osteoporosi. Anche perché nello spazio tutto avviene più rapidamente che sulla Terra. Per esempio, la massa ossea che perde un astronauta in un mese equivale più o meno a quello che un paziente, sulla Terra, perde in un anno». Ma le agenzie spaziali, che per un mese hanno ospitato a bordo della stazione spaziale internazionale partita dalla base Nasa di Cape Canaveral un esperimento in presenza di Irisina, sono interessati anche in prospettiva allo sviluppo della missione su Marte che prevede tempi lunghissimi di permanenza nello spazio.

I dati della missione di Cape Canaveral sono stati analizzati «Il lavoro non è stato ancora pubblicato ma vi posso assicurare - conclude Grano - che gli effetti di Irisina sono veramente impressionanti. Le cellule che fanno osso nello spazio senza trattamento si azzerano». L’agenzia spaziale europea ha finanziato un nuovo progetto. Quando si può ipotizzare la produzione del farmaco? «Gli studi su modelli animali di osteoporosi sono promettenti. Ora stiamo procedendo alla produzione industriale di Irisina, perché bisogna produrre una molecola pura, certificata - spiega Grano - Tra studi di tossicità e sperimentazione umana, presumibilmente nel 2025».

29 ottobre. Osteoporosi e Invecchiamento

Venerdì 29 ottobre 2021 - ore 21.00


Introduce:
Giancarlo ISAIA


Relatrice:
Patrizia D'AMELIO

  

Venerdì 29 ottobre alle ore 21, l’Accademia di Medicina di Torino organizza, in collaborazione con la Fondazione per l’Osteoporosi O.N.L.U.S., una seduta scientifica in presenza, pur continuando la trasmissione via web, dal titolo “Osteoporosi e invecchiamento”. L’incontro verrà introdotto da Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia di Medicina e della Fondazione per l'Osteoporosi. La relatrice sarà Patrizia D’Amelio, Primario di Geriatria presso il Centre Hospitalier Universitaire Vaudois di Losanna.

Viviamo in un mondo che invecchia, nel 2050, una persona su tre avrà più di 65 anni e una persona su dieci avrà più di 80 anni. Tuttavia l’aumento dell'aspettativa di vita non coincide con l’aumento dell’aspettativa di vita passata in buona salute. Per questa ragione le malattie associate all’invecchiamento meritano una diagnosi ed una terapia precoce ed adeguata, tra queste l’osteoporosi è una patologia cronica estremamente diffusa le cui conseguenze, le fratture da fragilità, incidono pesantemente sulla quantità e qualità di vita residua dei soggetti anziani.

Si potrà seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), previa prenotazione da effettuare via mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e dietro presentazione del Green Pass, sia collegandosi da remoto al link https://unito.webex.com/unito/onstage/g.php?MTID=e0531c51b257b427db8e47b131ddb1fd2 e disponibile anche sul sito dell'Accademia di Medicina (www.accademiadimedicina.it).

La vitamina D: quando assumerla e quando prescriverla

La vitamina D è importantissima in quanto favorisce l’assorbimento intestinale del calcio ed in presenza di grave carenza di vitamina D, si manifestano malattie specifiche come il rachitismo (ormai di fatto scomparso in Italia) e l’osteomalacia. Gradi lievi di carenza di vitamina D, invece, esistono anche nell’osteoporosi. E’ stato evidenziato che circa il 70% della popolazione italiana di età superiore ai 65 anni è sotto i livelli minimi di vitamina D nel sangue. Per le persone ospedalizzate la percentuale sale anche al 100%. Stanno meglio i cittadini scandinavi, che pur non avendo molto sole, hanno livelli di vitamina D più alti dei nostri grazie all’aggiunta di vitamina D in cibi diffusi.


Per avere livelli sufficienti di Vitamina D è necessario:

Assumerla con la dieta, ma è difficile quantificarne l’assunzione perché la presenza negli alimenti più diffusi è minima. Un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo basterebbe per la dose giornaliera di un anziano, ma il suo sapore è poco gradevole. Poi ci sono i pesci grassi, come salmone e sgombro, che con 150 grammi di prodotto coprono il fabbisogno giornaliero, oppure a succo d’arancia, uova, fegato e formaggi, ma la quantità di vitamina D è così scarsa che bisognerebbe mangiare questi cibi in quantità troppo elevata.

Esporsi sufficientemente alla luce solare. Raggiungere la dose quotidiana raccomandata di vitamina D è particolarmente difficile in inverno, quando abiti e cappotti nascondono il 90% della nostra pelle e gli stessi raggi UV sono più deboli. A metà gennaio, ad esempio, bisognerebbe stare al sole per ben 130 minuti.
La “mission” è un po’ meno “impossible” nella bella stagione: da aprile a luglio, con il 25% del corpo esposto, bastano appena 10 minuti. In autunno i tempi si allungano: nel mese di ottobre, ad esempio, servirebbe una mezz’oretta di sole.

Se tali metodi non funzionano bisogna programmare un supplemento farmacologico.


A chi dovrebbe essere prescritta la vitamina D? Le prescrizioni in Italia e il rimborso

La vitamina D dovrebbe essere somministrata a quattro categorie di persone.
1) Ai bambini che devono calcificare le ossa.
2) Alle donne in gravidanza perché numerosi studi hanno evidenziato che un livello adeguato di vitamina D può avere degli effetti benefici nel neonato dopo la nascita.
3) Tutti coloro che assumono farmaci per combattere l’osteoporosi in quanto è stato dimostrato che l’effetto dei farmaci per tale malattia risulta essere migliore con l’apporto adeguato di vitamina D.
4) Tutte le persone in cui è documentata una carenza di tale vitamina.

La regolamentazione e le norme previste dell’Aifa

Recentemente l’AIFA (Agenzia Italiana per il Farmaco) ha emesso una norma (Nota 96) per la prescrivibilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale della Vitamina D.
Il problema è che alcuni aspetti della nota hanno creato una certa confusione e non risolvono alla base alcuni problemi.


Vitamina D, la nota dell’AIFA

E’ polemica intorno alla Nota 96, il particolare provvedimento rilasciato dall’AIFA in merito alla vitamina D.
Federfarma ha quindi avviato un’interlocuzione con il Ministero per chiarire la situazione e capire come muoversi in merito a tale provvedimento.
I l problema principale verte sul capire quando può essere prescritta a carico del SSN (Sistema sanitario nazionale), e quando no. Quali sono, quindi, i medicinali che rientrano nella prevenzione e trattamento della carenza di Vitamina D” (colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio, calcifediolo)?

Linee Guida sulla gestione dell’Osteoporosi e delle Fratture da fragilità


Solo 2 su 10 tra coloro che soffrono di osteoporosi e hanno già avuto fratture, è curato in modo adeguato: per tutti gli altri è molto alto il rischio che una banale caduta o uno scivolone possa provocare una nuova frattura del femore, di un polso o di una vertebra.
Circa l’80% dei pazienti con frattura femorale o vertebrale da fragilità, oppure in trattamento cronico con glucocorticoidi, non ha né una diagnosi corretta, né un adeguato trattamento farmacologico, come emerso dai recenti dati OsMed pubblicati dall’Aifa. E in cifre si stima che siano 1mln e 200 mila gli italiani in questa allarmante situazione, per lo più anziani fragili che presentano già altri problemi di salute: con un trattamento efficace potrebbero mantenere “in sicurezza” il loro scheletro e avere dunque maggiori possibilità di una qualità di vita con una buona autonomia. Non solo, è critica la situazione anche per quanto riguarda l'aderenza alla terapia: dopo un anno, solo il 50% dei pazienti segue le cure prescritte.

Per dare risposte puntuali alle richieste dei pazienti, otto Società Scientifiche, Sie, Sigg, Simfer, Simg, Simi, Siommms, Sir e Siot, grazie alla creazione di una Commissione intersocietaria coordinata dal Prof Giancarlo Isaia, hanno prodotto e condiviso nuove Linee Guida aggiornate sulla gestione dell'osteoporosi e delle fratture da fragilità. Obiettivo del documento - presentato congiuntamente oggi a Roma al Cnr nell’ambito del workshop “La gestione appropriata delle fratture da fragilità” - è quello di offrire uno strumento di lavoro nella pratica clinica e tutelare così la salute di pazienti e anziani fragili.
 
“Le nuove Linee guida condivise sono un obiettivo importante raggiunto dalla Commissione intersocietaria – commenta il Coordinatore Giancarlo Isaia e past president della Siommms – la Commissione, infatti, si è formata con il preciso scopo di diffondere a una platea di oltre 30 mila medici, concetti scientifici moderni e indicazioni pratiche riguardo alle modalità operative e di gestione dell'osteoporosi e delle fratture”.

Prof. Giancarlo Isaia

 

Guarda il PDF Linee Guida sulla gestione dell'osteoporosi

La carenza di vitamina D: un fattore di rischio per l'infezione da Coronavirus?

Il 26 marzo sulle pagine di UniToNews è stato pubblicato un comunicato stampa a presentazione di un documento riportante alcune considerazioni sul possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19: il documento, a firma dei professori Giancarlo Isaia ed Enzo Medico, era stato in precedenza esaminato dal Comitato scientifico e da molti Soci dell’Accademia di Medicina di Torino ed è stato poi ripreso da molte testate giornalistiche locali, nazionali ed anche internazionali, con successivo ampio dibattito scientifico sul Web.
Per meglio chiarire il significato e lo spirito del lavoro riportiamo anche alcune dirette considerazioni dei professori Isaia e Medico.

“Il nostro documento scaturisce dalla domanda, per ora senza risposta, circa la presenza dell'anomala virulenza che è stata registrata in Italia e in Spagna, e prima ancora in Cina, della pandemia: nello sforzo di trovare qualche peculiarità che differenziasse il nostro Paese e che potesse favorire la diffusione della virosi, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla carenza di Vitamina D, per trasmettere alla comunità scientifica una riflessione che potrebbe essere molto costruttiva in questa triste vicenda.

Riportiamo di seguito alcune precisazioni e considerazioni.

1) Il comunicato è stato definito in molte testate uno “studio”, termine che può indurre a intenderlo erroneamente come uno studio clinico, mentre si tratta di uno studio di letteratura che riporta risultati pubblicati. Il documento non è stato pubblicato su una rivista scientifica, il che però non rende meno validi e pertinenti i molteplici studi ivi citati.

2) Le referenze bibliografiche riportate nel documento sono state da noi scelte sulla base di precisi criteri di rilevanza col tema, importanza e peso scientifico: il tutto è stato sintetizzato in una bozza che in una prima fase è stata sottoposta ai Soci dell’Accademia di Medicina di Torino, alcuni dei quali ci hanno confermato di aver controllato le referenze o di aver svolto una ricerca bibliografica individuale prima di esporre pubblicamente il nome dell’Accademia su questo tema. Complessivamente i dati riportati sono stati definiti "molto interessanti", con tipica prudenza scientifica.

3) Il documento contiene molteplici referenze con hyperlink ad articoli pubblicati, la maggior parte dei quali sono studi originali che riportano i risultati di studi clinici e preclinici, immediatamente apribili e verificabili, a sostegno del concetto che la Vitamina D può avere effetto preventivo, protettivo e terapeutico nelle infezioni delle vie respiratorie anche virali, anche da virus con pericapside, dei quali fa parte il coronavirus. Altre referenze illustrano i meccanismi attraverso cui questi effetti si esercitano. Oltre a innumerevoli lavori originali, e review pubblicate, abbiamo citato un preprint che non presenta dati originali ma è a sua volta una review molto recente sul tema, per mettere a disposizione dei lettori le centosettanta referenze ivi contenute, alcune delle quali abbiamo anche inserito direttamente come link nel testo.

4) Segnaliamo che fra le referenze è riportata una metanalisi del 2017 che ha considerato 25 studi clinici randomizzati, per un totale di oltre 11.000 pazienti, evidenziando che la supplementazione di Vitamina D riduce di due terzi l’incidenza di infezioni respiratorie acute nei soggetti carenti.

Lo spirito del documento non è quindi dimostrare l’efficacia della Vitamina D specificamente sull’infezione da COVID-19, come si può desumere benissimo dal titolo e dal contenuto. Il documento ha tre principali finalità:

a) richiamare l’attenzione generale sulla necessità di assicurare a tutti i soggetti anziani normali livelli di Vitamina D, onde evitare che molti di essi, soprattutto quelli a rischio, elencati nel documento, possano ritrovarsi più esposti al danno conseguente alla patologia da COVID-19 perché carenti di vitamina D;

b) sollecitare la comunità medico-scientifica a considerare, fra le molte possibilità di intervento volte a contrastare la propagazione, morbidità e letalità del COVID-19, la compensazione della carenza di Vitamina D,

c) stimolare i ricercatori di base ad indagare sui possibili meccanismi biologici alla base di una tale anomala morbilità e mortalità"

Osteoporosi e Smog

Da tempo il mondo scientifico sta analizzando le conseguenze di un'esposizione eccessiva all'inquinamento ambientale. Diverse ricerche hanno già dimostrato come vivere in zone particolarmente contaminate sia un fattore di rischio per diverse malattie importanti. L'Organizzazione Mondiale della Salute stima che siano 7 milioni in tutto il mondo le persone che perdono la vita a causa dell'inquinamento ogni anno.
Uno studio dell'Istituto per la Salute Globale di Barcellona dimostra come l'inquinamento dell'aria riduce la densità delle ossa fra la popolazione anziana, diventando così un altro fattore di rischio dell'osteoporosi.


I dettagli dello studio

I ricercatori in forza nell'istituto catalano hanno misurato la loro densità ossea della colonna lombare e delle anche di 3.717 persone, di cui 1.711 donne che vivevano in 28 villaggi nelle vicinanze della città di Hyderabad in India. Il team di lavoro ha calcolato la loro esposizione all'inquinamento dell'aria, soprattutto quello relativo alle polvere sottili. Il particolato resta sospeso nell'aria per un lungo tempo ed entra nel corpo umano attraverso i polmoni.


I risultati della ricerca

Lo studio ha dimostrato che le persone che erano maggiormente esposte alle polvere sottili avevano livelli di densità ossea più bassi. La causa sarebbe da rinvenire nello stress ossidativo e nell'infiammazione; entrambe condizioni provocate dallo smog.

Osteoporosi severa, approvazione dalla Commissione Europea Romosozumab

Il Romosozumab è un farmaco di nuova generazione, con il duplice effetto di aumentare la formazione ossea e di ridurre la perdita di massa ossea.

La Commissione Europea (CE) ha autorizzato l’immissione in commercio di Romosozumab per il trattamento dell'osteoporosi severa nelle donne in post-menopausa ad alto rischio di frattura. Romosozumab è un innovativo farmaco capace di un duplice effetto: aumenta la formazione ossea e, in misura minore, riduce il riassorbimento osseo (o perdita di massa ossea).

“A seguito della sua prima frattura, una donna ha una probabilità 5 volte superiore di incorrere in una nuova frattura entro un anno. Romosozumab rappresenta un importante passo avanti per i clinici nella gestione dell’osteoporosi, consentendo di aumentare rapidamente la densità minerale ossea entro 12 mesi”, afferma David M. Reese, M.D., Executive Vice President of Research and Development ad Amgen. “Siamo lieti che l’approvazione della Commissione Europea renda questa terapia  risponibile per milioni di donne ad alto rischio di frattura nell’Unione Europea”.

L’approvazione di romosozumab arriva in seguito al parere positivo espresso dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), ricevuta a ottobre 2019. I primi lanci del farmaco in Europa sono programmati per la prima metà del 2020.

“Le fratture da fragilità possono spesso essere evitate, ma la loro prevenzione e la loro adeguata gestione sono spesso negate, nonostante il loro ampio impatto a livello personale, sociale ed economico. Vista la previsione secondo la quale il numero di fratture nel mondo è in aumento”, afferma Alison Doyle, Head of operations and clinical practice alla Royal Osteoporosis Society. “ Vi è un crescente bisogno di agire e rendere prioritarie l’assistenza nel post-frattura, attraverso una migliore educazione, i servizi specialistici, gli stili di vita e le cure. Per questa ragione, accogliamo volentieri questa approvazione, che rappresenta una nuova opzione terapeutica tanto per i pazienti quanto per gli operatori sanitari nell’affrontare questa condizione oggi trascurata”.

“La popolazione europea oggi vive più a lungo e ha sempre più aspettative nei confronti della propria vecchiaia. A causa dell’osteoporosi, oggi le fratture da fragilità colpiscono 1 donna over 50 su 3 ed è dimostrato che molte donne non ricevono una
corretta diagnosi e un trattamento adeguato in seguito a una frattura. Queste fratture costituiscono un ostacolo a un invecchiamento in salute, intaccando potenzialmente l’indipendenza e la qualità di vita”, afferma Pascale Richetta, Head of bone
and executive vice president, UCB. “Grazie all’approvazione odierna di romosozumab possiamo offrire a pazienti e clinici una nuova soluzione terapeutica che può favorire un cambiamento positivo nella prevenzione delle fratture secondarie ”.

L'osteoporosi, una malattia degenerativa...